Avrai sicuramente già sentito parlare di Internet of Things, Internet delle Cose, ma hai davvero compreso quali incredibili evoluzioni stia avendo nel mondo del marketing e in particolare nello sviluppo di nuovi prodotti?
La nuova frontiera dell’IoT è definita Internet of Behaviors.
In questo articolo ti spiego di cosa si tratta.
Cosa significa Internet of Things?
Prima di chiarirti cosa si intende con l’espressione Internet of Behaviors e spiegarti perché dovresti tenere in considerazione questo concetto nello sviluppo di prodotti, credo sia fondamentale fare un passo indietro. Vorrei cioè mettere alcuni punti fermi in merito a quello che forse conoscerai come Internet delle Cose.
Permettimi di iniziare facendoti una domanda: quanti dispositivi connessi ad internet ci sono in casa tua?
Sicuramente hai uno o più smartphone e immagino tu abbia uno o più computer. Ma poi, ad esempio, possiedi una smart TV? Hai uno smartwatch? Se utilizzi Alexa magari hai anche una di quelle lampade che si accende a comando vocale. Io per l’ufficio ho comprato anche uno di quei piccoli robot che connettendosi al cellulare spazzano e lavano il pavimento. Tu?
Te lo chiedo perché tutti questi oggetti raccontano bene, appunto, l’Internet delle Cose, ovvero l’esistenza di una rete interconnessa di dispositivi fisici che condividono informazioni tra loro grazie ad internet. La tecnologia negli ultimi anni è andata così avanti che potenzialmente qualunque oggetto della nostra quotidianità potrebbe avere una sua identità digitale. E proprio questa evoluzione apparentemente inarrestabile ha portato alla nascita del concetto di Internet of Behaviors.
Internet of Behaviors: cos’è l’Internet dei Comportamenti?
Una cosa che spesso dimentichiamo quando utilizziamo i cosiddetti oggetti intelligenti è che ogni volta che internet ci dà una mano semplificando una nostra azione, noi in cambio stiamo dando una mano ad internet, permettendogli di accumulare informazioni che può immagazzinare e rielaborare per migliorare la nostra esperienza futura e/o quella degli altri utenti.
Per farti un esempio banale, se torniamo al robot lavapavimenti di cui ti parlavo prima, quell’oggetto conosce la planimetria del mio ufficio, un dato che mi permette di non doverlo controllare manualmente indicandogli ad esempio quali ostacoli aggirare.
Quel robot, però, conosce anche dei dati sul mio comportamento: sa quante volte lo aziono, in quali giorni della settimana, in quali fasce orarie e per quanto tempo. Allo stesso modo, il tuo smartphone, il tuo smartwatch, e tutti quei prodotti o servizi innovativi e ad alto valore tecnologico che utilizzi quotidianamente, registrano le tue abitudini di individuo, di utente e - non da meno - di consumatore. Un tesoretto di informazioni che, se messo a disposizione delle aziende, può non solo supportarle nello sviluppo di prodotti che rispondano al meglio alle esigenze dei clienti, ma anche indirizzarle su come influenzare i comportamenti di chi quei prodotti li utilizza abitualmente.
Qualche esempio di Internet of Behaviors
Per rendere il concetto ancora più chiaro, ti elenco qualche esempio di come l’Internet dei Comportamenti viene applicato:
- Grazie alle automobili intelligenti, le compagnie assicurative conoscono i comportamenti dei guidatori così bene da poter adeguare il premio assicurativo con sconti per chi ha una guida prudente e supplementi per chi tende a superare i limiti di velocità.
- Nella sanità esistono apparecchi che monitorano parametri come pressione sanguigna, schemi del sonno, temperatura e frequenza cardiaca, tutti dati che possono essere analizzati da software e rielaborati per consigliare al paziente su quali comportamenti - o eventualmente medicinali - assumere per migliorare le proprie condizioni fisiche.
- L’esempio più diffuso resta senza dubbio quello dell’advertising, con gli annunci personalizzati che vengono proposti agli utenti tenendo conto delle pagine che hanno visitato e delle loro abitudini di acquisto.
Una definizione di IoB
Sintetizzando potremmo dire che l’Internet dei Comportamenti è un’area di ricerca che mette la psicologia umana al servizio dello sviluppo dei prodotti e della loro commercializzazione servendosi dei dati raccolti grazie all’Internet delle Cose. Il processo potrebbe essere schematizzato così:
- Prima fase: raccolta di informazioni sul comportamento, sugli interessi e sulle preferenze degli acquirenti attraverso dispositivi connessi ad internet.
- Seconda fase: analisi dei dati raccolti in un’ottica dettata dalle scienze comportamentali.
- Terza fase: la psicologia permette di interpretare quei dati in modo da utilizzarli per sviluppare e promuovere nuovi beni rispondendo alle necessità dei clienti.
La questione etica
Inutile dire che l’Internet dei Comportamenti, come tutto quello che riguarda i dati e la tecnologia, è inevitabilmente argomento di accesi dibattiti.
La questione più spinosa è quella della privacy, non a caso le leggi relative al trattamento dei dati sono diventate parecchio severe.
Ti va di conoscere la mia opinione sull’argomento?
La condividerò nella mia prossima newsletter. Se non sei ancora iscritto, puoi farlo compilando la form che trovi in fondo alla pagina.