Si è tenuta a Firenze lo scorso 27 ottobre la terza edizione del Product Management Day, la più grande conferenza italiana dedicata al management del prodotto.
Numerosi speaker di calibro nazionale e internazionale hanno contribuito ad arricchire la manifestazione. Durante l'edizione 2023, per la prima volta, è intervenuta sul palco del Product Management Day anche Noemi Taccarelli, CEO di _blank Growth Agency. Leggi l’articolo se ti interessa ripercorrere i punti chiave del suo speech.
La domanda di partenza: nasce prima il prodotto o il cliente?
L’intero intervento si è focalizzato su un dubbio che da sempre attanaglia gli appassionati di marketing: al pari del “è nato prima l’uovo o la gallina?”, chi vende costruisce le sue strategie e il suo approccio decidendo innanzitutto se considerare come punto di partenza il prodotto o il cliente.
Per sciogliere questo nodo, l’esperta invita innanzitutto a concentrarsi sulle tre caratteristiche imprescindibili del prodotto:
- Deve rispondere a un bisogno
- Deve contrastare le reticenze al cambiamento
- Deve essere riconosciuto dalla nicchia a cui si rivolge
Comprendere i bisogni, le paure, i preconcetti e le convinzioni che guidano un consumatore a scegliere un prodotto è perciò il primo passo per realizzare un’offerta che raggiunga il Product Market Fit.
Se non sai cos’è il Product Market Fit, puoi leggere l’articolo di Noemi Taccarelli o guardare il video in allegato → Cos'è il Product Market Fit e perché può salvare la tua azienda
L’antropologia al servizio del marketing
Per quanto possano sembrare due discipline estremamente distanti, l’antropologia è secondo Noemi Taccarelli uno strumento prezioso per comprendere i meccanismi che guidano i comportamenti del consumatori.
Sull’argomento è disponibile su Amazon il suo libro intitolato Data Driven/Human Made: L'Antropologia alla base del Growth Hacking.
Il legame tra queste discipline può essere spiegato tenendo a mente che il processo che guida la compravendita non è in realtà così differente da quello che guidava gli scambi tra le antiche tribù. Da sempre l’uomo prende prima coscienza delle sue esigenze, comprende le differenze tra se stesso e gli altri, si confronta, conosce e infine acquisisce quello di cui ha bisogno tramite uno scambio: il baratto, restando nel contesto tribù, oppure la compravendita, che altro non è che uno scambio tra prodotto e denaro.
Se ti va puoi approfondire questo parallelismo leggendo l’articolo Tribal Marketing: Cosa c’entrano le tribù con il marketing?
Punto focale della questione è l’assunto che vendere implica una necessaria conoscenza del cliente e dei suoi bisogni.
Nell’ambito dell’antropologia, è nata una pratica molto utile a raggiungere questa conoscenza, ed è quella dell’osservazione partecipante, che implica un’analisi ravvicinata di una comunità immergendosi totalmente al suo interno, acquisendone quindi in prima persona usi e costumi.
Dal reale al virtuale: la netnografia
Se finora abbiamo parlato di comunità reali, l’intervento di Noemi Taccarelli al Product Management Day ha avuto ad oggetto anche e soprattutto le online communities, ovvero quei gruppi di persone che si sono formate in rete e che richiedono un nuovo modo di interpretare il concetto di osservazione partecipante. È così che dall’intuizione del professor Robert Kozinets è nata la netnografia.
La netnografia è una forma di ricerca qualitativa che sfrutta le comunità online come fonti di dati. L’analisi netnografica si basa sull’impiego di “tecniche di osservazione naturalistiche” .
Kozinets conia il termine nei primi anni novanta come risposta alla crescente prevalenza delle comunità online e delle interazioni su internet per definire l’analisi dei dati raccolti attraverso l’osservazione partecipante su Internet e lo studio dell’interazione tra l’uomo e la tecnologia, e nella CMC, la Comunicazione Mediata da Computer.
La netnografia, strumento utilissimo ai marketers che vogliono raccogliere dati sul target a cui intendono vendere i loro prodotti, prende in prestito dall’antropologia una serie di strumenti di analisi che permettono appunto di migliorare la conoscenza delle comunità osservate. Tra questi strumenti citiamo ad esempio le redazioni delle note di campo e le interviste partecipanti.
Se l’argomento ti interessa, puoi approfondire leggendo: Che cos’è la netnografia e come si applica al Growth Hacking?
Oppure guarda il video in allegato con l’intervento integrale di Noemi Taccarelli al Product Management Day. Troverai anche gli interessanti casi studio di Listerine, Campbell e Starbucks.