9 consigli per non finire in spam con il tuo email marketing
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In questo secondo appuntamento con la Mail Deliverability ti condivido 9 consigli da tenere sempre presente per migliorare la probabilità che le tue email non finiscano nella casella di spam.

Come avrai capito, man mano che andremo avanti in questa serie di contenuti sull’email deliverability, i contenuti diventeranno via via più tecnici e più specifici. I 9 consigli di oggi sono ancora alla portata di tutti, e piuttosto universali, ma hanno già un certo grado di complessità.

Partiamo subito con i 9 consigli di oggi

1. Attento ai contenuti delle tue email

Abbiamo già dedicato un intero articolo a questo argomento, ma vale la pena ribadirlo. Tutte le altre tecniche riportate in questa serie di articoli sono inutili se i contenuti delle mail vengono visti come spam dagli spamfilter. Quindi se non l’hai ancora fatto, ti invito a leggere l’articolo Mail Deliverability: 5 consigli sui contenuti per non finire in spam.

2. Non comprare liste

Ci sono talmente tanti motivi per non comprare liste di indirizzi email, che probabilmente sarà il caso di dedicare un articolo solo a questo argomento.

In ogni caso, per farla breve: il gioco non vale la candela.

Innanzitutto nella maggior parte dei casi le liste di email sono illegali, in quanto, anche quelle che certificano il “consenso preventivo”, spesso lo ricevono per attività di marketing, e non per la rivendita dei contatti, che è assolutamente vietata dalla GDPR se non con l’approvazione esplicita di tale pratica da parte degli interessati.

Un altro fra i tanti motivi? Queste liste sono spesso piene di email non più attive, che danneggiano i tassi di apertura, aumentano a dismisura i Bounce, e cioè le mail che non arrivano a destinazione perché la casella non esiste o non può ricevere mail. In generale con queste liste il tasso di apertura è basso anche tra le mail attive.

Sono inoltre altissime le possibilità di essere segnalati per spam da persone che non hanno mai deciso di ricevere mail da noi, e all’improvviso iniziano a ricevere mail magari periodiche.

Quindi la prossima volta che trovi l’offerta del secolo e decidi di comprare migliaia di email in blocco, pensaci 10 volte prima.

3. Usa le immagini, ma con saggezza

Come per le pagine web, anche nelle email le immagini possono aiutare moltissimo a rendere più chiaro il contenuto, ma anche solo a migliorarlo esteticamente, o semplicemente a brandizzarlo.

Tuttavia, proprio come nelle pagine web, bisogna fare attenzione a non farsi prendere la mano.

Innanzitutto utilizziamo immagini già ottimizzate almeno con una compressione lossless e salvate alla risoluzione con cui le vogliamo mostrare, non va ad incidere direttamente con la deliverability, ma un caricamento lento può diminuire il tasso di click, penalizzandoci in via indiretta.

Importantissima la presenza di un testo alternativo per le immagini che sia didascalico, poiché molti mail client bloccano preventivamente le immagini e dev’essere l’utente a decidere di vederle, quindi è bene che si capisca cosa dovrebbe essere in quella posizione anche quando l’immagine non viene visualizzata.

Una questione che ha sempre sollevato molti dubbi, è quante immagini utilizzare. C’è chi dice che è meglio non utilizzare immagini, chi dice che bisogna avere un rapporto immagini/testo di 50:50, chi invece dice 40:60, chi dice che devono essere massimo due, e così via.

La risposta ce la dà uno studio di Email on Acid, che ha dimostrato che in realtà è 3 il numero perfetto, i motivi non li riporterò per non dilungarmi troppo, ma li puoi leggere qua.

Se usi un software di marketing automation, tieni conto del fatto che per il tracking la maggior parte di questi software utilizza un’immagine trasparente di 1x1 pixel.

Infine, evita di utilizzare immagini composte da testo, perché gli spam-filter lo interpretano come un tentativo per bypassarli, e bloccano le mail.

4. Usa un Email Service Provider riconosciuto

Cercare di inviare email di massa con il classico smtp aziendale, o con mail provider pensati per caselle personali, come gmail o hotmail, può portare a rapide penalizzazioni.

Per il mail marketing bisogna sempre affidarsi a mail provider pensati per il mass-mailing e dalla reputazione riconosciuta e solida.

In base alle esigenze puoi scegliere tra servizi “all-in-one” come mailchimp, mailup, mailjet, e così via, che offrono insieme la marketing automation e il servizio da email provider, oppure separando le cose, scegliendo ad esempio Amazon SES o servizi simili come mail provider, configurandoli poi all'interno della nostra piattaforma di marketing automation.

5. Assicurati che le tue email abbiano una versione testuale

Le email che mandiamo possono essere email HTML o “Plain Text”, cioè solo testuali. Esiste una terza opzione, che è quella che viene utilizzata nella maggior parte dei casi, anche se magari non tutti se ne rendono conto, ed è il Multipart Message, ovvero le email che contengono all’interno dello stesso messaggio, sia una versione HTML che una testuale.

Gran parte dei software di marketing automation si occupano di tutto da soli, ma assicuriamoci di conoscere il funzionamento del nostro software in merito a questa funzionalità, in modo da non fare errori. Mandare mail HTML senza una versione testuale aumenta la possibilità di essere identificati come spammer, e non permette la lettura delle nostre mail a potenziali destinatari che bloccano le mail html o utilizzano dei text reader. Allo stesso modo, dobbiamo verificare che il testo contenuto nella versione testuale corrisponda al testo contenuto nella versione HTML.

6. Scegli con cura il tuo “From”

Ogni email ha un “From name” e un “From address”, ovvero il nome e l’indirizzo email del mittente. La prima raccomandazione, è quella di farli combaciare almeno in parte, e cioè se il mio from address è Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., è bene che il name sia coerente almeno con il nome del brand, e quindi _blank, o _Alessandro di blank.

L’abbiamo già detto per l’email provider, ma vale la pena ripeterlo, non usare indirizzi email di fornitori gratuiti come gmail o hotmail, perché penalizzano anche in questo aspetto.

Infine, evita i classici indirizzi email noreply. Innanzitutto sono un muro di freddezza danati alla tua audience. Gli stai dicendo che puoi mandargli tutte le mail che vuoi, ma loro non sono in diritto di risponderti. Secondo motivo per non farlo, è che vuoi veramente che si possa ricevere email, perché possono arrivarti feedback dagli utenti, critiche, e anche richieste di disiscrizione, a cui è sempre bene dare seguito. Infine avere una casella attiva e raggiungibile come indirizzo from, è essenziale per ricevere gli avvisi di bounce, il che ci porta direttamente al prossimo punto.

7. Tieni sotto controllo la qualità della tua lista

Come si fa questa cosa?

Un po’ lo abbiamo già detto: principalmente controllando i bounce. Quindi vedendo quali tra gli indirizzi a cui mandiamo le email iniziano a non poterne più ricevere.

Non è una cosa che capita solo a chi compra liste di email, ma può capitare a tutti. Semplicemente succede che una persona che si è iscritta volontariamente alla nostra mailing list smette di utilizzare quella casella email e quindi a un certo punto la casella finisce lo spazio disponibile perché non viene mai svuotata, oppure viene disattivata per inutilizzo, e così inizia a restituirci dei bounce.

Invece che andare manualmente a visualizzare i messaggi di bounce restituiti dagli ESP all’interno della casella mail, esiste un modo più semplice, che è il monitoring che qualunque programma di marketing automation fa sui bounce.

Un altro valore da tenere sotto controllo è quello del tasso di apertura. Se vediamo che un utente non apre mai le nostre mail, forse è il caso di cancellarlo dalla nostra mailing list, o meglio ancora, di farlo rientrare in una campagna automatica di riattivazione, alla fine della quale, se non apre nessuna mail, viene automaticamente cancellato dalla nostra lista.

8. Chiedi ai destinatari di salvarti nei contatti

L’ottavo consiglio è il più semplice di tutti, ma è molto molto efficace: chiedi ai destinatari di aggiungerti in rubrica.

Di solito lo si chiede con la prima email che inviamo quando un utente fa opt-in, e sicuramente è una richiesta che anche tu avrai ricevuto diverse volte iscrivendoti a qualche mailing list.

Ma a cosa serve?

Innanzitutto fa in modo di aumentare la probabilità che le tue mail in client che dividono in categorie le email - ad esempio gmail - abbiano una maggiore probabilità di finire nella categoria Principale, con la naturale conseguenza di avere tassi di apertura molto più elevati. Ma ancora più importante, in questo modo viene educato lo spam filter a capire che quel tipo di mail da quel destinatario non è un’email di spam, e questa cosa non riguarda la singola casella che ci mette come contatto in rubrica, ma tutte le caselle email di quel mail provider.

9. Controlla la deliverability

Nono e ultimo consiglio di oggi, beh controlla la mail deliverability.

Potrebbe essere inutile mettere in atto tutte queste pratiche, se poi non abbiamo idea di quello che realmente sta succedendo, e nella maggior parte dei casi le persone fanno email marketing, magari mettono anche in pratica buone prassi per il miglioramento della mail deliverability, ma non hanno nessun controllo poi sull’effettiva deliverablity.

Ci sono diversi servizi online che ti permettono di verificare, prima di mandare le mail ad esempio, che punteggio di spam possono ricevere, restituendoci magari anche i motivi.

Due servizi che noi usiamo tantissimo ad esempio in _blank sono < a href="https://www.mail-tester.com/" rel="noopener" title="Mail-Tester">Mail-Tester ed MXToolbox.

Il primo ci permette, prima di inviare una mail a tutta la nostra lista, di verificarne contenuti e configurazione, per far sì di mettere a posto eventuali errori prima dell’invio. Il secondo invece ci permette di tenere sotto controllo il nostro smtp, per assicurarci di non avere errori di configurazione, segnalazioni in blacklist, e così via.

Per oggi è tutto, ricordati di iscriverti alla nostra newsletter, ma solo se hai intenzione di aprire le email che ti manderemo 😉

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